Descrivere in breve cosa racchiudono le 12 tracce di ‘Jedem Das Seine’ potrebbe risultare esercizio rischioso e riduttivo al tempo stesso. Le composizioni del progetto capitanato da Christian Ryder si muovono apparentemente lungo i binari del synthpop ed electropop, ma anche ad un primo ascolto emergono chiare e distinguibili altre categorie sonore di un lavoro che addita sottotraccia gli Skinny Puppy più lascivi, rispolvera Erasure e Depeche Mode, calmiera le intemperanze di FrontLine Assembly. E molto altro.
Afferrate le coordinate di partenza, è ora necessario tuffarsi nel profondo di questo straordinario lavoro. Ryder ha personalità e carattere, trascende i modelli, scavalca le soluzioni tranquille e di mestiere, permettendosi composizioni scomode e acute come ‘Adolf Hitler Platz’ , miscelando ritmiche algide con sinuosi movimenti armonici.
Il maggior pregio di questo lavoro dei TourdeForce consiste proprio nel saper fondere sapientemente il piano ritmico con quello melodico, originando una serie di atmosfere che commutano in riflessione e preoccupata osservazione anche le apparenze più tranquillizzanti. Gli anni ’80 a cui questo progetto butta lo sguardo vengono così riattualizzati in chiave digital millenaristica, grazie ad un’affascinante varietà di registri semantici e ad una produzione mai debordante, attenta ad esaltare gli spunti e gli arrangiamenti, ed al tempo stesso a preservare un perfetto equilibrio con le linee vocali.
Splendido l’artwork di copertina, perfetto biglietto da visita del maelstrom emozionale contenuto del lavoro dei TourdeForce. Un’uscita che richiede attenzione nell’ascolto e che restituisce molte, molte soddisfazioni. Emozioni, sentimenti, paure, angosce, ‘Jedem Das Seine’ è un piccolo compendio neoromantico per cuore e viscere, una gemma di come se ne scorgono poche, capace di esaltare un genere che a volte si ferma solo alla dimensione estetica. Cosa di cui Ryder fortunatamente non si accontenta.
E noi ne godiamo.