di Giovanni Rossi | 10 Marzo 2018 |
Chi sono i Very Industrial People? Molto semplice: l’antitesi dei Very Important People. Sono coloro che hanno preso coscienza del declino della società, decretato dal dilagante vuoto di valori, dalla spersonalizzazione dell’essere, dall’edonismo solipsistico perpetrato a colpi di social, dalla fuga verso paradisi di plastica in cui tutto ciò che conta sono modelli di vita basati su denaro, potere, droga, successo. Alla sesta uscita, Christian Ryder porta i suoi Tour de Force lungo una strada tutt’altro che comoda, raccontando in sedici tracce la sua visione della società di oggi. Una visione carica di amaro disincanto, ma che non rinuncia a tenere la testa alta, tutt’altro che rassegnata alla resa. New wave, elettronica, industrial, un lavoro ricco di influssi, ‘Very Industrial People’ è un piccolo compendio dell’arte dei Tour de Force, che non nascondono le citazioni di Nine Inch Nails, New Order, Queen, Skinny Puppy e molto altro infarcendole di una robusta dose di beat pronti per il dancefloor. Le tematiche sono tutt’altro che scontate e banali. ‘Dresden’ è il ricordo del bombardamento più sanguinoso del secondo conflitto mondiale raccontato non dal punto di vista dei vincitori, ‘Innocence Of The Beast’ tocca i temi delle istintività ancestrali, ‘Aryan Reptilian’ attinge alle opere di David Icke, ‘Vampa’ riprende la figura di Pietro Pacciani e la vicenda del mostro di Firenze. C’è addirittura posto per una citazione dei Death SS, con la cover di ‘Panic’. L’album non conosce conclusione, perché i brani iniziale e finale si ricongiungono in un loop che ripropone l’ascolto all’infinito. Non deve pertanto sorprendere che l’apertura sia affidata alla musica latino americana di ‘Viva la Fiesta’, alla fine tutto tornerà!
‘Very Industrial People’ è un lavoro straordinariamente maturo, ricco di sfumature, accattivante nel registro marcatamente new wave e synthpop, arrangiato con accuratezza, ma al tempo stesso sostanziantesi nel fenomenale chiasmo tra impegno testuale e ballabilità musicale, timbriche cristalline e testi oscuri. Le bellissime performance di Kyt Walken, Lisa Duse e Jenna Christensen impreziosiscono ancora di più le linee vocali sicure di Christian Ryder, contribuendo alla creazione di un’atmosfera dal sapore ancor più decadente, romantica e carnale, in dialettica contrapposizione con l’omologata serialità artificiosa della realtà deviata contro cui Ryder si scaglia. Un ascolto più che consigliato.