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Noise Trade Company – Unfaithful Believers | Review by Vox Empirea

I Noise Trade Company sono un ingegnoso cult-project toscano in costante progresso dal 2008 gravitante attorno una pluralità di stili transitoriamente collegati al post-punk, power-electronics, industrial, downtempo, dark-ambient, cold/darkwave e post-rock. Nell’area “recensioni” dell’anno 2012 di Vox Empirea, attraverso la descrizione dell’album pubblicato nel 2011 “Post Post Post”, è disponibile la completa biografia e discografia della band realizzata fino a quel periodo, proseguita quindi nel 2012 dal full-lenght “Reformation” licenziato dalla EK Product e nel 2014 da quest’ultimo album “Unfaithful Believers”, distribuito dal brand italiano Space Race Records associato alla menzionata EK Product.

La line-up dei Noise Trade Company incorpora il geniale mastermind Gianluca Becuzzi (electronics/programming/vox), Elena De Angeli (vox) e Fabrizio Biscontri (guitar/bass), artefici di un disco improntato esclusivamente su rarefazioni strumentali e, soprattutto, sul potere mesmerizzante delle sezioni di canto frequentemente espresse sottoforma di ipnotici fraseggi dai quali traspaiono poeticità depressa, sensualità, psicodrammi ed alienazione, tutto ciò spesso avvolto da atmosfere oscure, perfide, corrotte, oppure apparentemente candide e amene oltre le quali si celano percezioni di repressione, tormento ed amarezza. La release “Unfaithful Believers”, disponibile in formato digipak, si compone di dieci tracce la cui opener è “To The Hilt”, una darkwave-song ritmata su base downtempo dalle gelide ed essenziali scansioni della drum-machine e mediante trafitture di basso sulle quali sia alternano surrealmente i dialoghi canori tra Giaunluca ed Elena, quest’ultima principale interprete della successiva “Fire”, introdotta dalle sofferte e nostalgiche ‘spoken words’ che la vocalist espone in modalità recitata utilizzando come sottofondo un crepitante rumore di fiamme attendendo, dopo una frazione di silenzio, l’imminente sviluppo affidato alla spettralità di un dark-blues/cold-wave creato attraverso arpeggi riverberati ed il cantato profondamente malinconico di Elena a cui si aggiungono le incupite nuances corali di Gianluca. In “Do Something Evil” il plettro accarezza dolcemente le corde della chitarra generando note da sogno, mentre una scheletrica percussività downtempo e gli ornamenti del basso delineano geometricamente il ritmo, tutto ciò a sostegno delle romantiche vocalizzazioni che la singer libera nell’aria con infinita grazia e decadenza, sonorità eteree, leggere come il vento, anticipanti quelle più notturne della seguente “Black Souls Motel” nelle quali le suggestive manipolazioni del synth in modalità saxofono cedono gradualmente il registro alle estensioni, ai rumoreggi industrial ed alle sinistre ventate del dark-ambient sound che ammantano la seconda fase della traccia nel cui finale si odono nuovamente le ‘spoken-words’ pronunciate con voce remota da Gianluca. “Last Train” combina minimalismo elettronico su base downtempo, aspetto rappresentato dalla consistenza esangue della drum-machine, unitamente ad elementi aggiuntivi che spaziano dal psycho-blues più crepuscolare musicato con tetraggine da evanescenze chitarristiche e da ossessivi giri di basso, fino alle oniriche melodie cantate con semplicità e limpidezza da Elena accompagnate modularmente dalle punteggiature vocali di Gianluca. La successiva “Still Water Runs Deep” non differisce sostanzialmente dalla traccia precedente, dispiegando anch’essa le medesime, smunte formulazioni canore ‘male-female’, gli staccati e fluttuanti arpeggi di chitarra ed una asciutta percussività di sintesi processata dalla macchina ritmica, in questo frangente programmata su base midtempo. L’essenza di “Innocence Is Lost” è preannunciata brevemente e con vacuità da parole concise, simboliche, ripetute da Gianluca con tonalità roca e distaccata, alle quali fa seguito la musicalità spenta del dark-ambient sottoforma di rumoreggi disturbati, echi, soffi di vento radioattivo, dissonanti manomissioni e foschi riversamenti di materia elettronica, sovrastati, più innanzi, da disadorne melodie tastieristiche. In “Beauty” la bella voce di Elena intona un canto innocentemente terso, fanciullesco, evocatore di immagini fantastiche e sogni, dapprima semplicemente abbinato ad armoniosi contrappunti di chitarra riverberata, ed in seguito a carezzevoli battute downtempo, così come “Broken Toys”, traccia suddivisa in due atti, propaga in apertura una psichedelica cold-wave edificata mediante stridori elettronici, drumming scheletrico e moduli di chitarra elettricamente dilatati, tutto ciò interrotto da una soffusa interpausa a cui fanno seguito la vocalità cantinelante di Elena, intervallata dalle profonde marcature Gianluca, ed un basico supporto di drumming e corde. Il brano che conclude l’album è “Her Cold Lips”, creato attraverso replicate, funeree pulsazioni di basso sulle quali aleggiano enigmaticamente il canto della vocalist doppiato da quello di Gianluca, le lisergiche fluttuazioni della chitarra ed il rumore acquoso che satura lo sfondo.

Il full-lenght “Unfaithful Believers” personifica con le sue dark-ballads l’inconfessabile maniacalità, il thrilling, il pensiero disturbato: la sperimentazione sonora lungamente intrapresa dai Noise Trade Company, prosegue colta, intimista, poliforme, mai stereotipata o asettica, totalmente svincolata da ovvi paradigmi, specifiche catalogazioni e schemi lineari: essa interpreta musicalmente le emozioni, liquefandole psichicamente ed integrandole al suono, elemento a sua volta modellato e quindi ricostruito volta dopo volta in forme differenti e sempre caratterizzate sia da un indissolubile connessione con le dimensioni più sconfinate, deviate ed oscure insite nella mente umana, sia da una distinta ed incompromissoria originalità compositiva alla ricerca perpetua di ciò che definiremmo “l’insondabile perversione dello Spirito”.

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