Terzo album per il duo svedese composto da Wilhelm e Emma, autori di un synth pop leggero e groovy, dalle ritmiche ben articolate e varie, melodico al punto giusto, a cavallo tra synth pop e futurepop. Dodici brani che alternano sapientemente momenti più soft, da quasi-ballad come in Beyond the silence, inni assimilabili al lavoro di band storiche del genere come VNV Nation come la successiva Broken promises e invenzioni catchy in episodi come la titletrack.
La cover art sintetizza bene il concetto che l’album vuole esprimere: la distopia è una condizione sempre più reale e tangibile, sempre meno relegata al solo appannaggio della letteratura di genere, e si presenta sotto forma di oscure nuvole al centro delle quali, però, si trova un raggio di luce, una via per uscire.
Il mood dei brani è tutto sommato abbastanza positivo e lascia presagire vie di fuga. Sta all’individuo scegliere quale strada percorrere e non lasciarsi schiacciare dalla condizione distopica in cui vive seguendo il sentiero verso la luce, simbolo di liberazione dalle catene sociali postmoderne. Trapped in a nightmare è uno dei brani più groovy, interessanti e, allo stesso tempo, maggiormente esplicativi del concetto di entanglement sociale nelle strutture della nuova società: solitudine e alienazione sono le keywords che vengono subito in mente. La conclusiva Dying together isn’t going to solve anything, semi-pianistica costruita su ritmiche marziali e cristalline, è uno degli episodi più interessanti e old fashioned del lotto. Ci pensano i suoni mai troppo duri e le atmosfere talvolta quasi pop-oriented a tirarci fuori dall’abisso e a promettere una possibilità di cambiamento del futuro della nostra specie.
Un lavoro sicuramente derivativo ma onesto. Nessun particolare picco di originalità viene riscontrato ma vi garantirà più di qualche ascolto.