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Klonavenus – Angst | Review by Ver Sacrum

Tornano i Klonavenus sotto la bandiera del dark-electro, ancora una volta con il marchio Space Race Records. Il duo romano – Chemnitz e Saffio – si attiene alla formula scelta a suo tempo e la porta avanti perfezionandola e limandola, proponendo soprattutto suoni più puliti e curati, grazie anche alla produzione ineccepibile e all’esperienza ormai acquisita sul ‘campo’, e con un occhio all’aspetto ‘dancefloor’ che garantisce il seguito nel pubblico amante del genere.

Angst contiene una manciata di brani, alcuni dei quali decisamente accattivanti e una serie di remix. La prima traccia, “Hide”,  si presenta come il classico pezzo accattivante, synth-pop arricchito da un ritmo alquanto sostenuto che trascina la gente a ballare, e Chemnitz alla voce se la cava davvero bene. Subito dopo, “A Stream Of Black” si orienta all’elettro-dark che, con ogni evidenza, è la dimensione in cui i Klonavenus si muovono meglio: qui tuttavia non è trascurato l’aspetto melodico e il brano è molto gradevole;  niente affatto male anche “Guilty Of Romance”, più ‘tirata’ e dall’andamento ‘serrato’ il cui ‘riff’ entra in testa immediatamente. “Song Of The Dead”, ammiccando ai Depeche Mode, propone uno scenario ‘sintetico oscuro quanto ‘nervoso’, mentre “Frozen” è una cover assolutamente riuscita del pezzo dei Lycia di cui viene assai ben resa l’atmofera cupa ed introspettiva, con l’aggiunta però di qualche passaggio più sferzante; “The Alternative Model”, poi, è uno degli episodi più orecchiabili ma null’altro che piacevole. “Social Psychosis” inaugura la serie dei mix e remix, infatti si tratta di una traccia di alcuni anni fa  (The Shining Process) per cui ci limitiamo a menzionare ancora soltanto  la conclusiva “This Growing Madness”, che è caratterizzata da toni sinistri e drammatici, da un cantato cupissimo e da minacciosi ‘samples’, per la gioia degli amanti del brivido.

Non che i remix che seguono siano da buttar via, tutt’altro: di questi preferisco in effetti “Klonawelt” a cura di Cygnosic,  title track dell’album del 2012 che già era molto intrigante nella versione originale.

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